Più Sikano che amerikano !
È appena uscito, Sikano l’Amerikanol di Nat Scammacca. Sono racconti, alcuni già pubblicati su “Trapani Nuova”, appunti di un viaggio negli Stati Uniti, di un altro in Ungheria e nella stessa Sicilia. Magari potrò occuparmene in seguito, dopo una lettura che già si annuncia molto stimolante, ma mi piace riportarne fin d’ora un divertentissimo brano.
Puntuale, ancora una volta, la copertina di Nicolò D’Alessandro che. al doppio tragico profilo della copertina di “Due mondi”, ne contrappone qui uno singolo e nitido, quello di un personaggio ormai sicuramente e stabilmente più Sikano che amerikano.
Signor prete, sono anch’io uno…
(…) «Signor padre, siamo venuti fin qui da molto lontano, lontanissimo, per visitare il vostro convento e il beato Scammacca; ho fatto tanta strada, trascinandomi dietro la mia famigliola e tutto per questa visita. Mi creda, signor padre, ho attraversato oceani, ho viaggiato per immense lande in lungo e largo, ho girato l’intera Isola ed ora, proprio ora, signor padre, in questo momento, sotto il sole bruciante, sono giunto qui, nel vostro convento. Sebbene non sia credente, cosa vuole, signor padre, andando in lungo e largo, cresce un po’ di sollievo nelle ombre del vostro convento, e sono stanco di . sole o signor padre, lì fuori le strade bruciano, siamo sfiniti e stanchi, e sudati, signor padre; ci lasci godere l’invito delle ombre così fresche e tranquille del vostro convento, signor padre, sono venuto dalle strade che bruciano per visitare il Beato e conoscere la pace».
Il grasso padre, seduto dietro quello zatterone di scrivania enorme, impressionante, si accarezzava le mani grassocce e bianchissime: «Che vuole che le dica, signor mio, mi dispiace, ma il convento è chiuso, non possiamo disturbare la pace dei Beato, non ogni giorno; cosa volete, figlioli, abbiamo i giorni stabiliti, vanno rispettati, non posso fare nulla Der voi. nulla. Amen!».
«Ma, signor padre, soltanto un po’ di ombra per me e la mia famiglia, una breve visita, non più di questo, non chiedo altro, non scacciatemi dal vostro convento».
«Dovete credermi, e un dispiacere, figliolo, per me, sono occupatissimo, ho altri doveri e non posso perdere tempo. Amen!».
«Chissà, signor padre, se entrando nella chiesa del vostro convento io non venga toccato dallo spirito del bene, dai miracoli del Beato e crederò!».
«Figliolo, la fede puoi trovarla ovunque. Amen!».
«Signor padre, ancora non ve l’ho detto, sono anch’io uno Scammacca».
«E perché non me lo avete detto prima? È parente del barone Scammacca? Tutto il convento è a vostra disposizione, e come no! Allora potete anche restare a cena con noi, se volete, facciamo uno strappo alla regola, la signora Scammacca potrà restare anche lei. Chiamerò padre Girolamo, il rettore del convento; se volete, possiamo telefonare all’illustrissimo barone».
«Signor padre, lei mi fa confondere, troppa grazia, troppa grazia per uno come me, non io merito, le giuro che non lo merito… non si disturbi e non disturbi nessuno…».
«Cosa va dicendo, signor Scammacca, di che disturbo parla. Padre Girolamo, padre Girolamooo». Girammo tutto il convento, come si conviene a uno Scammacca-sin dal secolo XV. Padre Girolamo ci fece vedere anche i suoi quadri. Aveva tenuto una mostra di recente, i quadri erano lavorati in oro zecchino e padre Girolamo li vendeva da mezzo milione in sù.
«Ne prende uno?», fece ossequioso.
«Grazie, signor padre Girolamo, lo prenderò un’altra volta, buona sera e grazie di tutto».
«Venite a visitarci ancora, venite quando volete. Amen!» e vidi il grosso padre scomparire tra le ombre.
(Nat Scammacca: Sikano L’Amerikano.
Coop. Ed. Antigruppo Siciliano Il vertice/ Libri Siciliani Cross-Cultural Communication).